Sordità congenita: circa il 50% dei casi è causato da mutazioni genetiche, vale a dire difetti del DNA che il bambino eredita da uno o da entrambi i genitori. Il restante 50% è causato da infezioni trasmesse al bambino in utero, più frequentemente dal citomegalovirus, meno spesso dalla rosolia o dal toxoplasma. Anche eventuali complicazioni durante il parto possono portare a sordità, si tratta di casi legati alla mancanza di ossigeno, parto prematuro, ecc.
Alcune sordità sono acquisite in epoca neonatale (1° mese di vita) a causa di scarsa ossigenazione tissutale, ittero o terapie antibiotiche per via endovenosa, necessarie per trattare gravi infezioni.
Le forme ereditarie di sordità si suddividono in sindromiche e non-sindromiche, le sindromi ereditarie sono quadri clinici complessi in cui l’alterazione genetica non si manifesta direttamente nella sfera uditiva ma causa alterazioni più o meno generalizzate che a loro volta influenzano il normale sviluppo dell’udito, unitamente a quello di altri organi o apparati.
Sordità Acquisita: Le principali cause sono di natura infettiva: la parotite, il morbillo, la meningite.
Tra le cause possono esserci anche gli effetti collaterali di farmaci ed altre svariate patologie.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel mondo sono 34 milioni i bambini che presentano una perdita uditiva superiore ai 35 db, nell’orecchio con udito migliore.
In Italia, un piccolo su mille nasce sordo profondo. Ai bambini sordi congeniti si aggiungono quelli che acquisiscono la sordità prima dei tre anni di vita (1%) e tra i 4 e i 12 anni (2%). Nel 90% dei casi, i bambini sordi hanno genitori udenti spesso non preparati ad affrontare la condizione di sordità dei propri piccoli.
I bambini che presentano una sordità congenita o acquisita nei primissimi anni di vita, non avendo il canale uditivo integro, non hanno l’opportunità di vivere l’esperienza del “bagno sonoro” che ai coetanei udenti permette di acquisire la lingua parlata in modo spontaneo, anche per esposizione casuale alle parole e alle frasi (apprendimento incidentale).
I bambini sordi, quindi, possono incontrare ostacoli nello sviluppo linguistico e comunicativo, con ricadute negative sul processo di apprendimento, lo sviluppo in ambito cognitivo, emotivo e socio-relazionale, lo sviluppo della personalità e la costruzione della fiducia in sé. Tutto questo, a sua volta, può comportare il rischio di isolamento nei diversi contesti della vita quotidiana, dalla famiglia alla scuola.
Metodo oralista: Punta sull’educazione alla lingua parlata e scritta, escludendo l’uso della Lingua dei Segni. I tempi di riabilitazione sono mediamente lunghi.
Metodo Bimodale: Le parole vocali vengono accompagnate dai segni, rispettando la struttura dell’Italiano (Italiano Segnato). In alcuni casi si utilizzano dei segni artificiali e la dattiolologia (alfabeto manuale) per riprodurre parti del discorso quali articoli e preposizioni. In questo caso si parla di Italiano Segnato Esatto.
Educazione Bilingue: prevede l’apprendimento della lingua parlata e, contemporaneamente, l’esposizione alla Lingua dei Segni.
Si tratta di una vera e propria lingua caratterizzata da una grammatica e una sintassi specifica, che sfrutta il canale integro dei bambini sordi, quello visivo – gestuale. Per questa ragione può essere acquisita spontaneamente, per esposizione, con gli stessi tempi e le medesime tappe di acquisizione della lingua parlata da parte dei bambini udenti. Entro i 3 anni di vita la Lingua dei Segni può essere padroneggiata dai piccoli sordi e, finché non imparano a padroneggiare anche la lingua parlata, la LIS permette loro di avere tutti gli input che normalmente i genitori danno al proprio figlio udente sin dalla più tenera età, di acquisire informazioni e interagire, favorendo uno sviluppo equilibrato della personalità ed evitando un ritardo nell’apprendimento.
Programmi di intervento precoce multisensoriale